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Lo sguardo, la natica, la mano che si muove da sola: la tragedia umana del maschio-omone

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di Giovanna Di Rosa, #lopinione

La tragedia del maschio-omone viene da lontano. Dalla prima pulsione gli viene insegnato, o meglio gli viene riempita la testa di questa ridicola fandonia, che essendo dotato della chiave che apre le porte della felicità femminile, quando la chiave riesce ad entrare nella toppa, ed è giù un miracolo, egli si può ritenere depositario di tutti i diritti e quando non è sicuro se li possiede o no, se li prende. Col gusto che è proprio dell’incosciente: lo vedo, mi piace, lo tocco, è mio.

Senza scomodare la cinematografia colta o la cultura alta, è quello che sente il nome di un attore o uno scrittore diverse volte, se ne impossessa, ritiene di farlo suo, e ne parla come se ne conoscesse vita, morte e miracoli. Dicendone di irripetibili.

Più o meno la stessa cosa fa con le donne. Essendo dotato dell’instrumentum dispensatore di insperati piaceri, convinto che tutte ne abbiano bisogno – quando molte donne ritengono se ne possa tranquillamente fare a meno, per quanto viene sbandierato – vede un corpo che si muove, ritiene di impossessarsene, di farlo suo, non ne ha il coraggio e figurarsi i mezzi e allora, che furboooo!, va con la toccatina rapida e si dà alla fuga: perché trombare mai, ma almeno un toccatina: e ride, il coglionazzo, mentre con l’amico da stadio, se ne fugge – giovin virgulto – verso il primo bar disponibile. Una vita esaltante. Per dire…

E’ la tragedia del maschio-omone: intelletto da babbuino, ma meno maschio; con denti meno lunghi, ma con la stessa tracotanza, l’idiozia lo rende estremamente pericoloso, prima di tutto per se stesso, ma lui non lo sa perché i suoi pochi mezzi non gli permettono di impararlo. Scambia la violenza con la goliardia, ma come gli si può dare torto se è stato educato a lezioni di quando ce l’hai duro chi ti ferma e cresciuto a suon di bestemmie, volgarità e canzonacce allo stadio e cori da ultras che i gorilla cantano meglio?

Così succede che il maschio-omone caschi nel trappolone sociale del capobranco che governa il branco essendo quello che urla più forte, generalmente il più scaltro – perché tra i maschi-omoni non è come nei branchi di lupi dove comandano i più forti e i più intelligenti – e si trovi invischiato in una bruttissima storia per la quale pagherà un prezzo altissimo che nemmeno riesce ancora ad immaginare, semplicemente perché, travolto da se stesso, ha pensato bene di allungare una mano su una natica di cui non possedeva nemmeno il permesso di posare lo sguardo lubrico, addirittura in diretta televisiva, convinto di fare una furbata da furbone.

Eccola qua, riassunta in poco spazio, la tragedia del maschio-omone.

 

(29 novembre 2021)

©gaiaitalia.com 2021 – diritti riservati, riproduzione vietata

 





 

 

 

 

 

 

 

 



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