di Daniele Santi
Se le parole di Conte “Ci rifacciamo delle umiliazioni subite” (umiliazioni?!?!!?!) corrispondono al vero allora ecco svelato il nocciolo della crisi: un’umiliazione che risale a quando Renzi ha detto a Conte fatti più in là che qui c’è uno che ne sa più di te. E il Conte del Grillo non l’ha mandata giù. Figurarsi Casalino: dal Grande Fratello alla semi onnipotenza e ritorno con biografia al seguito…
Così ha aspettato il momento giusto – io vi ho fatto avere il PNRR e io ve lo faccio saltare in aria, disse il capo – e ha giocato le sue carte di presidente di partito che fa saltare in aria un governo. Se i conti della serva hanno ancora un senso quello di Giuseppe Conte e della sua Armata Brancaleone è un suicidio di massa: altri 50 tra senatori e deputati di grillinissima fede, ma parte non di grillinissima tontaggine, sarebbero disponibili a votare “sì” alla fiducia a Draghi con Bugani che dice a Repubblica “Se usciamo dalla maggioranza torniamo soli contro tutti a ululare alla luna”. E noi a pensare che avessero gridato al lupo.
Così eccoci all’immobilismo totale della politica italiana, che significa bloccare un paese, a causa del Movimento 5 Stalli, già Movimento 5 Espelle, mentre Conte è in pieno trip da “riscontro sui nove punti del documento sottoposto a Draghi”, nove punti sui quali Draghi ha già detto quel che doveva. Eccolo il vero Conte: quello che ha così a cuore l’Italia da essere disposto ad affondarla per rimanere con un pugno di mosche – mosche grilline, certo, che è già una distinzione.
(17 luglio 2022)
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