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Il Premio Oscar Asghar Farhādi in Toscana per il Premio Fiesole ai Maestri del cinema

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di Redazione Cultura

Il regista iraniano Asghar Farhādi, premio Oscar per Una separazione e per Il cliente, è arrivato a Firenze per ricevere il Premio Fiesole ai Maestri del cinema (la cui cerimonia si è tenuta al Teatro Romano di Fiesole, sabato 16 luglio, ore 20.45). Al regista, inoltre, è stata dedicata la monografia “Le verità nascoste” a cura di Simone Emiliani con i contributi dei soci del Sncci, per le Edizioni ETS di Pisa.

Il cineasta iraniano è stato accolto da Massimo Tria, direttore artistico del Premio Fiesole ai Maestri del cinema. “Durante la conversazione – ha raccontato Tria – sono risuonati i nomi di Abbas Kiarostami o Federico Fellini fra gli amori condivisi e fra i grandi del passato che sono amati sia a Teheran che nel nostro paese”. “Il Maestro – ha raccontato il direttore artistico – si è soffermato più nel dettaglio riguardo i suoi amori cinematografici italiani, fra un Ladri di biciclette e altri classici del neorealismo, per arrivare ai più recenti capolavori del suo amico Paolo Sorrentino o di Matteo Garrone”. “Ho ricordato al maestro – ha inoltre spiegato Tria – che non lontano da questi luoghi il regista Abbas Kiarostami ha girato il suo Copia conforme (fra Arezzo e Lucignano), invitando Farhādi a tornare presto per poter visitare anche questi luoghi che uniscono l’Italia al grande cinema iraniano”.

Il regista ha poi visitato l’Area Archeologica del Teatro Romano di Fiesole con Silvia Borsotti del Comune di Fiesole e poi si è recato al Museo degli Uffizi, dove sotto gli auspici del Direttore Eike Schmidt Asghar Farhādi ha potuto ammirare per la prima volta opere che lo avevano attirato e ispirato già in passato: il Tondo Doni di Michelangelo, le tele di Leonardo, La primavera del Botticelli, e soprattutto una delle opere che più hanno colpito l’immaginazione del Maestro, La Battaglia di San Romano di Paolo Uccello. Il Maestro è rimasto poi stupito dalla “illuminazione dal basso” delle opere dell’olandese Gherardo delle Notti (Gerrit van Honthorst), dichiarando che proprio da simili opere e da questi tagli di luce ha preso ispirazione per il suo film spagnolo “Tutti lo sanno”.

Tra le curiosità il regista ha potuto degustare un ottimo pranzo in una trattoria di San Lorenzo in compagnia del critico Gabriele Rizza, per molti anni Direttore del Premio Fiesole. “Questo ha permesso agli ospiti – ha spiegato Massimo Tria, direttore del Premio Fiesole ai Maestri del cinema – di godere di tutti gli aspetti dell’ospitalità toscana, con una conversazione sui futuri progetti del regista iraniano (chissà, forse in Italia…) e sui  precedenti autori che hanno ricevuto il Premio (da Mario Martone a Harold Pinter) e un’ultima puntata in una libreria del centro, dove alcuni DVD di classici italiani sono stati consegnati in dono a Farhādi: da Il mestiere delle armi di Ermanno Olmi (che il maestro non conosceva) ad alcune copie di capolavori che ha dichiarato di adorare che ma rivedrà con piacere, come il viscontiano La morte a Venezia”.

Ospite di Villa San Michele A Belmond Hotel, il regista iraniano ha notato – si legge in una nota diffusa dagli organizzatori – con piacere che sia il luogo incantevolmente accogliente che la meravigliosa vista su Firenze gli facevano venire in mente una parola che noi usiamo in tutto l’occidente, ma che in realtà ha proprio origini nel suo paese: paradiso (attraverso il persiano pairidaēza).

“Amo il cinema italiano: in quello di Fellini vedo le radici del cinema di Paolo Sorrentino, mi piace il realismo di Matteo Garrone e Mario Martone e i film di Nanni Moretti perché rispettano il genere umano”. Così il regista iraniano Asghar Farhādi, a Fiesole per la consegna del Premio Fiesole ai Maestri del cinema al Teatro Romano, il prestigioso riconoscimento conferito dal Comune di Fiesole in collaborazione con il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani Gruppo Toscano e la Fondazione Sistema Toscana, con la direzione artistica di Massimo Tria.

“Il cinema italiano – ha poi continuato il regista iraniano – è un punto di riferimento e tutti sono curiosi di sapere cosa succede, come si muove la vostra cinematografia. Due anni fa ho messo in ordine alcuni film italiani e ho rivisto anche quelli di Visconti, fonte di costante ispirazione per me, infatti amo riguardarli tante volte. De Sica, ad esempio, ha fatto un film che si chiama “Il Tetto” meno conosciuto che mi piace molto. Ho omaggiato De Sica nel mio ultimo film “Un Eroe” in alcune scene, dove c’è un uomo con una bicicletta che passa”.

Rispondendo poi alle domande da parte dei critici cinematografici sull’uso del primo piano nel cinema spiega che “l’uso del primo piano è molto importante e frequente tra artisti e registi iraniani. Perché la lingua farsi non è una lingua diretta ma una lingua molto misteriosa, per questo alcune cose vengono dette indirettamente, ed esiste a volte un rapporto particolare fra parole e realtà concreta che esse rappresentano. Per esempio, il vino sarebbe vietato nella nostra religione, ma nelle poesie in farsi ci sono paradossalmente molti termini per “calice” o altri legati appunto al vino, e quindi dobbiamo vivere con questi paradossi linguistici. Penso che una delle più grandi preoccupazioni delle persone sia il tempo perché è quel treno che ci lega alla morte. E noi siamo su questo treno e abbiamo la volontà di non arrivare mai. Per questo motivo il tempo ha una certa importanza per me”.

“La famiglia è una fonte infinita di ispirazione – ha spiegato Farhādi – spesso racconto nei miei film dinamiche famigliari perché possiamo capire anche cosa sta succedendo nella società contemporanea. Ci sono tutti i personaggi della società nelle famiglie: adolescenti, vecchi, bambini, uomini e donne. Nella mia cultura la vita dentro casa è diversa dalla vita fuori dalla casa, addirittura diventa un paradosso. In casa le persone hanno meno maschere, sono più vicine alle loro realtà. In qualche modo quando vediamo le persone dentro casa possiamo capire come si comporterebbero realmente fuori casa. Questo mi ha aiutato un po’ a evitare la censura”.  Il regista iraniano ha poi confidato che sta lavorando a un nuovo film con suo fratello e ha aggiunto “ho saputo che alcuni colleghi sono in carcere e spero che la situazione si risolva perché l’arte deve essere libera”.

Il Premio Fiesole è realizzato con il patrocinio della Regione Toscana ed è reso possibile grazie al contributo della Fondazione CR Firenze e al sostegno di Villa San Michele, A Belmond Hotel, Florence. Inoltre, quest’anno il Premio Fiesole ha avuto il piacere di collaborare con il festival “Middle East Now”, con il Premio “Sergio Amidei”, insieme al quale ha organizzato la venuta in Italia di Farhādi (che sarà poi anche a Gorizia il 19 luglio per ricevere un Premio Speciale), e inoltre con la rivista di critica cinematografica “Sentieri Selvaggi”, media partner per questa edizione.

 

(17 luglio 2022)

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