Ricompensati con un iPhone 15 e un televisore da 65 pollici per aver agevolato alcune pratiche. Una trentina le persone indagate e un arresto. I nomi e i cognomi li fa Il Tirreno, e li fa meglio di noi, ché non ci interessano. Al lavoro la squadra mobile per l’inchiesta sui permessi antincendio facili che all’inizio di giugno ha portato all’arresto del dirigente dei vigili del fuoco di Livorno G.M., ora in carcere.
Si facilitavano, secondo le accuse, le pratiche per i negozi: anche meganegozi, alcuni. Di quelli dove si va anche in gita-famiglia la domenica, quando non c’è un cazzo da fare. E non che Livorno entusiasmi, in alcuni momenti. Il funzionario del “comando provinciale labronico, secondo l’accusa, per facilitare alcune pratiche relative a negozi sotto l’insegna Comet, interfacciandosi con la dipendente della catena S.L. – 48 anni, fiorentina di nascita e residente nel comune pratese di Carmignano – avrebbe ricevuto in regalo una tv, mentre il suo omologo dei pompieri genovesi – il sessantacinquenne A.R., ora in pensione, anch’egli indagato per concorso in corruzione – ne avrebbe beneficiato con il telefonino per facilitare l’apertura di un punto vendita nel capoluogo ligure”.
Tutta un’onestà quest’Italia diventata incapace persino di farsi corrompere per cose serie, se di corruzione si tratta. Un tempo c’andavano giù più duri.
E’ coinvolto anche un ingegnere livornese di 61 anni, R.C., 61 anni, professionista di fiducia della catena. Le intercettazioni e i pedinamenti dei poliziotti si sono protratti dall’estate del 2023 ai primi mesi dell’anno scorso.
Non ci sono più i corrotti (né i corruttori) di una volta. Tutti, gli uni e gli altri, fanno solo tristezza. Come il paese che contribuiscono ad affondare.
(22 giugno 2025)
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